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Dagli anni Novanta ad oggi la storiografia ha dedicato notevole attenzione al tema degli eccidi di civili compiuti dalla Wehrmacht nel corso del 1944 nei territori italiani occupati, in osservanza ad una condotta di guerra i cui i civili sono stati a pieno titolo assimilati dai soldati tedeschi ai nemici (banditi, traditori) e come tali oggetto di azioni militari, dai saccheggi ai rastrellamenti, dalle deportazioni agli stupri, fino ai massacri. Il volume intende proporsi come un primo e riuscito tentativo di analisi antropologica della memoria delle stragi, condotta sui luoghi degli eccidi tra il 2002 e il 2003, con particolare attenzione alle memorie dei sopravvissuti, ma anche all'uso pubblico e politico che di tale memoria è stato e viene fatto.